Fumare è un PIACERE, dice il fumatore.
Fumare è un processo psicologico, dice lo psicologo, che si innesca spesso nell’adolescenza in persone propense alla dipendenza. La semplice gestualità tipica dell’azione del fumare la dice lunga sull’oralità del soggetto, ovvero sul suo bisogno di rivivere l’esperienza del calore dell’allattamento (per qualche motivo vissuta in modo incompleto o non vissuta per nulla) non più possibile in un modo adeguato all’età adulta.
Altro importante motivo per cui si diventa schiavi del fumo si può ritrovare nelle esperienze infantili vissute in famiglia. Ogni bambino associa un comportamento a un’emozione, e se la sua esperienza è di un genitore che “si rilassa” fumando, ne trarrà come logica conseguenza che l’unico modo per rilassarsi sia fumare. Ovvio, no?
Ma se non si associa alla sigaretta la sua tossicità, non si potrà mai prendere atto che il tabagismo è una tossicodipendenza, come le altre due tossicodipendenze, l’alcoolismo e l’uso di droghe. Chi potrebbe mai affermare che drogarsi faccia bene solo perché ti fa star bene? Idem per l’alcool e il fumo.
“Mi piace fumare e fumo, e non mi importa delle conseguenze, tanto di qualcosa dobbiamo ammalarci e poi morire, no?”: questa è dipendenza patologica, che rinvia a poco amore verso se stessi, e anche a una certa confusione riguardo le priorità indispensabili nei confronti della vita, dove la malattia e la morte precoce sono accettate come dato del tutto ininfluente sulla qualità della propria vita.
Chi ama fumare descrive l’esperienza con espressioni tipo “Mi rilassa”, “mi fa star bene” “che mi dà piacere”. Il PIACERE. È a questo che non si vuole rinunciare, perché provar piacere è una sensazione troppo importante per eliminarla dalla propria vita. Perché, non si può provar piacere in altro modo? Forse chi trova nel fumo un modo per provar piacere non ne conosce altri? Sì forse è così.
E allora, anziché pensare di dover “rinunciare” a un’esperienza piacevole (che tristezza!) orientiamoci verso la scoperta di altre forme di piacere che possiamo concederci senza per questo doverci avvelenare: l’AMORE VERSO SE STESSI può essere un primo passo; affrontare la debolezza della propria dipendenza assumendosi la responsabilità della propria vita con la semplice decisione di offrirci il meglio, eliminando il peggio nei nostri comportamenti, ci consentirà di divenire più adulti e di superare il gap della dipendenza da ciò che ci fa soffrire e ammalare.
Monica Introna è Terapeuta riconosciuta da Mai più fumo – Visita il sito cliccando sul link www.maipiufumo.it